Com’è cambiato il Natale negli ultimi 100 anni
C’è stato un tempo in cui il Natale profumava di arance e torrone artigianale, di lettere scritte a mano e giochi costruiti dal nonno. Oggi, è anche pixel, offerte last minute, serie tv da maratona e playlist di Mariah Carey. Eppure, sotto strati di consumismo, il cuore del Natale resiste. In questo post ripercorriamo l’evoluzione di una delle feste più amate al mondo, decennio dopo decennio, attraversando la storia del costume, dei regali, della pubblicità e del modo – molto personale e collettivo insieme – di vivere il 25 dicembre. Da “Silent Night” alla wishlist su Amazon: viaggio nel Natale di quattro generazioni.
Natale anni ‘20 e ‘30: tra semplicità e speranza
Quando la festa era fatta di piccole cose, tra guerre mondiali e crisi economiche, il Natale degli anni Venti e Trenta era vissuto in modo sobrio, quasi essenziale. I regali erano spesso simbolici o autoprodotti: frutta secca, vestiti cuciti a mano, giochi di legno. L’albero si addobbava con candele vere, e i canti erano tramandati oralmente, da una generazione all’altra. Era una festa intima, familiare, vissuta nel calore domestico e nella ritualità religiosa, senza vetrine sfavillanti né pubblicità martellanti.
Nei paesi cattolici, la Messa di mezzanotte e il presepe restavano i momenti centrali. In quelli protestanti, il culto del canto natalizio e della narrazione evangelica alimentava un senso profondo di attesa e raccoglimento. Nessuno parlava di Black Friday. E nessuno si aspettava di ricevere più di un dono.
Natale anni ‘40 e ‘50: tra radio, rinascita e Coca-Cola
La festa si reinventa nel dopoguerra. Durante la Seconda guerra mondiale, il Natale si trasformò in una forma di resistenza emotiva. Le lettere dal fronte, i pacchi militari e i pochi momenti di tregua ne custodivano il significato più umano. In quegli anni bui, si continuava a festeggiare per sentirsi ancora vivi. Poi arrivarono gli anni della ricostruzione.
Negli anni Cinquanta, il Natale diventò sinonimo di modernità: le prime pubblicità natalizie radiofoniche, i grandi magazzini che esponevano giocattoli scintillanti, l’arrivo di Babbo Natale così come lo conosciamo oggi – rosso e rotondo – grazie alle campagne pubblicitarie di Coca-Cola. Nacque anche l’abitudine del cenone con piatti “ricchi” (per l’epoca): bolliti, arrosti, frutta candita.
Natale anni ‘60 e ‘70: tra plastica, tv e primi consumi
Il Natale diventa pop (ma conserva l’anima). Inizia l’epoca dell’albero sintetico e delle lucine colorate, dell’arrivo della TV in salotto e del boom delle canzoni natalizie angloamericane. Bing Crosby canta White Christmas, i bambini vogliono il trenino elettrico o la Barbie sotto l’albero, e i genitori iniziano a pianificare gli acquisti con settimane d’anticipo. Si affaccia l’idea che il Natale possa essere anche un’occasione per “mostrare” più che per “donare”.
Eppure, la magia resiste: i film come Miracolo sulla 34ª strada o It’s a Wonderful Life entrano nelle case e nei cuori. In Italia, la festa continua ad avere una forte impronta religiosa, con la mezzanotte di Natale ancora vissuta come momento solenne. Si inizia a viaggiare di più durante le feste, ma senza che questo snaturi ancora il senso della tradizione.
Natale anni ‘80 e ‘90: tra cinepanettoni, pubblicità e gadget
I regali si impacchettano col logo. Benvenuti nel decennio dell’abbondanza: regali sempre più costosi, televisione regina assoluta e pubblicità diventata arte. Gli spot della Bauli, della Motta e della Coca-Cola con il camion rosso sono diventati parte del patrimonio natalizio collettivo. Babbo Natale arriva dappertutto: nei centri commerciali, nei film, nei cartoni animati. Le vetrine si trasformano in mondi fantastici.
Tra videogiochi, Walkman, Polly Pocket, console e VHS, il Natale si popolarizza, si standardizza, ma sa ancora emozionare. Anche perché è negli anni ’90 che esplode il film ‘’Mamma ho perso l’aereo’’, che segna un’intera generazione. Inizia però anche a insinuarsi una certa ansia da prestazione natalizia: regali più grandi, tavole più ricche, aspettative più alte.
Natale anni 2000 e 2010: da Facebook alle wishlist
La festa si digitalizza (ma non del tutto). L’arrivo del web in tutte le case cambia tutto. Le cartoline diventano mail, poi messaggi su WhatsApp. I regali si scelgono online. Nascono le wishlist su Amazon e si diffonde l’abitudine dei regali collettivi. Le famiglie si riuniscono ancora, ma a tavola si fotografa il piatto prima di mangiarlo. I film si guardano in streaming e il Natale diventa anche uno storytelling social: cene su Instagram, alberi su Pinterest, luci immortalate per TikTok.
Ma la nostalgia torna a farsi sentire. Si riscoprono mercatini tradizionali, decorazioni vintage, vinili con canti antichi. E intanto, il contrasto tra spirito e consumo si fa sempre più netto: da una parte il desiderio di vivere un Natale più autentico, dall’altra un sistema commerciale che ne anticipa l’inizio a novembre.
Natale oggi: sostenibilità, inclusività, consapevolezza
Un nuovo equilibrio è possibile? Nel Natale del presente convivono tensioni e nuove sensibilità. C’è chi punta tutto su esperienze e viaggi, chi preferisce regali sostenibili, chi riscopre il significato spirituale, e chi lo vive in modo completamente laico. Le famiglie si allargano, cambiano, si ricompongono. Si parla di Natale “senza sprechi”, di regali “green”, di decorazioni fatte a mano o comprate da piccoli artigiani locali. Il presepe non sparisce, ma convive con nuove narrazioni più inclusive.
E intanto i film natalizi – da Love Actually a Klaus – ci ricordano che forse, più che la forma, conta la sostanza: esserci, con chi amiamo, magari anche solo per un pranzo semplice, una telefonata lunga o un biglietto scritto a cuore aperto.
Dal passato al presente, la magia non cambia
Ogni generazione ha il suo Natale perfetto. Cent’anni di trasformazioni, eppure lo spirito del Natale sopravvive. È nei dettagli, nei rituali, nei piccoli gesti che si ripetono anche se il mondo cambia. È nella memoria del profumo di mandarini, nel suono dei cori in sottofondo, nella gioia autentica di un bambino che scarta un regalo. Che tu sia cresciuto con il trenino Märklin o con il tablet tra le mani, il Natale ha sempre parlato la lingua del cuore.